Le scuole pubbliche paritarie cattoliche della Sardegna si sono costituite in un tavolo tecnico il 01 maggio 2020.
Tale tavolo nasce per ragionare insieme, dialogare con le istituzioni e formulare proposte.
In un momento così complesso per la scuola - con la sospensione delle lezioni il 5 marzo e in vista della ripartenza delle attività a settembre - riteniamo importante offrire il nostro contributo.
Lo facciamo consapevoli del nostro ruolo e dell’utilità che può avere un dialogo costruttivo con l’Ufficio Scolastico Regionale, la Regione Sardegna Assessorato alla Pubblica Istruzione e con tutti gli enti amministrativi che si occupano a vari livelli di scuola.
Le Scuole Pubbliche Paritarie Cattoliche della Sardegna, convocando questa conferenza stampa e con il presente comunicato, desiderano portare all’attenzione dell’opinione pubblica e degli amministratori locali:
• la realtà delle scuole pubbliche paritarie sul nostro territorio regionale,
• cosa suggeriamo alla Regione e agli amministratori locali per garantire il diritto allo studio,
• perché siamo preoccupati in vista della riapertura delle scuole a settembre.
Una premessa necessaria
La Costituzione Italiana, la più bella del mondo, dice qualcuno, riconosce il diritto della libertà della scelta educativa ad ogni genitore (art. 30) e il diritto ad enti e privati di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato (art. 33).
Il Sistema Nazionale d’Istruzione, come recita il sito del MIUR e la Legge sulla Parità (62/2000), è formato da scuole statali e scuole non statali che «svolgono un servizio pubblico».
L’inciso “senza oneri per lo Stato” è da riferirsi al verbo che lo regge: istituire. Non riguarda dunque il funzionamento delle scuole paritarie. Tanto più che l’articolo successivo, il 34, ci ricorda che «l’istruzione è obbligatoria e gratuita». In tutti i Paesi europei, eccezion fatta per l’Italia e la Grecia, l’istruzione pubblica statale e non statale è finanziata dallo Stato attraverso varie forme.
Chi ancora si permette di parlare di “scuola privata”, per distinguerla da quella pubblica (che sarebbe solo quella statale), chi ancora pensa che le scuole paritarie siano frequentate dai ricchi, chi ancora pensa che i soldi dati alla scuola paritaria siano tolti alla scuola statale, sappia che sta solo facendo ideologia. Lo ha ampiamente dimostrato il dibattito politico a livello nazionale che ha visto una collaborazione trasversale fra partiti di maggioranza e di minoranza nel tentare di dare voce a questo essenziale settore dell’educazione e istruzione del nostro Paese.
Il Sistema Nazionale d’istruzione accoglie circa il 90% degli studenti in scuole statali e il 10% in scuole non statali. Con una precisazione importante. Il Sistema Statale in molte regioni e per alcuni gradi di istruzione in particolare non è assolutamente in grado di soddisfare la richiesta. Un esempio per tutti: il Veneto dove le scuole dell’infanzia paritarie sono il 68% della domanda complessiva.
Sono 12.235 gli alunni che frequentano una delle 276 scuole paritarie presenti in Sardegna.
1. La legislazione regionale
Fin dal 1984 la Regione Autonoma della Sardegna si è dotata di una Legge Regionale (L.R. 31/1984) lungimirante che interviene sul Sistema Regionale di Istruzione - in attuazione degli articoli 3 e 34 della Costituzione Italiana e dell’art. 5 dello Statuto Sardo – al fine di rendere effettivo il diritto allo studio, attraverso la rimozione degli ostacoli di ordine economico, sociale o personale che possono rendere difficoltoso il percorso educativo e scolastico dei bambini e dei giovani sardi e attraverso la promozione della scuola a pieno tempo, a tempo prolungato, e delle attività di integrazione e di sostegno lungo tutto il corso dell’anno.
Con grande anticipo rispetto alla normativa nazionale sulla parità, che avrebbe visto la luce solo 16 anni più tardi, il legislatore sardo si è posto obiettivi oggi assolutamente strategici: la generalizzazione della frequenza delle scuole dell’infanzia (artt. 2 e 3), il sostegno alle spese di trasporto, mensa, libri di testo e materiali didattici, ma anche dell’ampliamento dell’offerta formativa per la scuola dell’obbligo (art. 6) e per la scuola secondaria superiore (art. 7).
Inoltre, la Regione gestisce diversi strumenti finanziari finalizzati allo sviluppo in termini quantitativi e qualitativi del “Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni” promosso dalla L.107/2015 di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione. Alle risorse direttamente finalizzate, si aggiungono, tra le altre, quelle del “Piano straordinario per lo sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia” (FSC) e quelle del POR 2014-2020, finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
2. cosa suggeriamo alla Regione e agli amministratori locali per garantire il diritto allo studio.
Alle istituzioni regionali e comunali proponiamo:
a. di istituire di un tavolo tecnico permanente della parità presso l’Assessorato Regionale e presso l’Ufficio Scolastico Regionale, convocato regolarmente al fine di analizzare i problemi e formulare proposte concrete e realizzabili. Tale strumento, presente in tante altre Regioni italiane, consentirebbe:
• un monitoraggio costante delle Scuole Pubbliche Paritarie diffuse sul territorio;
• la salvaguardia delle scuole paritarie, che in molti territori costituiscono l’unico presidio di educazione e istruzione rimasto attivo;
• la possibilità concreta di scrivere insieme leggi, delibere, regolamenti, in modo che gli sforzi fatti negli anni non vadano dispersi. In un clima di collaborazione feconda è importante emanare strumenti legislativi sentendo le parti interessate, abbandonando la logica dell’imposizione dell’alto;
• promuovere costantemente i servizi educativi e di istruzione che la rete capillare delle scuole paritarie contribuisce ad erogare completando essenzialmente il sistema nazionale di istruzione.
b. di intervenire con un contributo straordinario a sostegno delle scuole paritarie, da discutere e concertare fra le parti, in considerazione del loro ruolo pubblico e del mancato introito di una parte considerevole della retta, durante il periodo di chiusura a causa della pandemia.
c. di studiare una Legge Regionale sul Buono Scuola, già presente in varie forme di otto regioni italiane, perché sia fattivamente assicurato anche ai cittadini sardi la libertà di scelta educativa, sancita dall’art. 30 della Costituzione Italiana. Obiettivo del legislatore dovrebbe essere quello di mantenere un servizio educativo e di istruzione efficace, pluralista e di qualità.
d. di ridare valore all’art.1 della L.R. 31/1984, rifinanziando i corrispondenti capitoli di bilancio e ripristinando le varie linee di intervento. Negli ultimi vent’anni, purtroppo, le risorse finanziarie utilizzate per questi obiettivi si sono andate via via riducendo, fino a concentrarsi quasi del tutto – e tuttavia in misura assolutamente insufficiente – nell’ambito della scuola dell’infanzia.
Desideriamo, in conclusione, che siano messi in atto questi interventi necessari a dare stabilità al settore delle Scuole Pubbliche Paritarie e degli Istituti Educativi, perché il futuro possa essere programmato con sicurezza e lungimiranza.
3. perché siamo preoccupati in vista della riapertura delle scuole a settembre.
La legge 62 del 2000 regola un diritto, peraltro sancito dalla Costituzione, relativo alla libertà di scelta educativa. Noi crediamo che una scuola migliore abbia bisogno della convivialità delle differenze a servizio del futuro, ma siamo anche consapevoli che in questo momento così critico la ricchezza della pluralità dell’offerta è fortemente minata: se non si procederà con gli interventi finanziari richiesti lo scenario a settembre potrà essere di un triste impoverimento delle possibilità di scelta educativa perché molte scuole paritarie non potranno riaprire, anzi hanno purtroppo già scelto di non riaprire.
Siamo fortemente preoccupati perché l’emergenza sanitaria ha acuito le grosse difficoltà economiche, già presenti nell’isola: tante famiglie sono di fronte a perdita di lavoro, cassa integrazione, diminuzioni molto importanti del fatturato. Queste famiglie non sono più in grado di pagare la retta scolastica, sulla quale si poggia il bilancio delle scuole paritarie, dato che i contributi ordinari coprono solo una piccola percentuale dei costi.
Noi vogliamo fare scuola e non vogliamo lasciare indietro nessuno. Chiediamo di essere messi tutti nelle stesse condizioni di partenza, scuole statali e paritarie, perché parte dello stesso sistema pubblico di istruzione.
Cagliari, 06/08/2020
don Michelangelo Dessì (CNOS Scuola e Delegato per le scuole cattoliche della Diocesi di Cagliari),
suor Silvia Argiolas (FIDAE e CIOFS Scuola),
dott. Giovanni Idili (FISM),
dott.ssa Marinella Salaris (CDO Opere Educative).