Illustrissimo Ministro,
è notizia di qualche giorno fa che nel corso del convegno “A cosa serve la scuola?”, organizzato a Milano dal network di associazioni “Ditelo sui tetti”, ha annunciato di voler proporre un emendamento ad un prossimo decreto legge, per far sì che i 36 mesi di insegnamento in una scuola paritaria siano equivalenti a quelli nella scuola statale, ai fini della partecipazione al concorso straordinario che sarà bandito, prima dell’estate, dal ministero dell’Istruzione e del Merito, per l’assunzione di circa 35mila docenti.
La notizia fa nascere alcune riflessioni, da una parte sugli esiti di una eventuale decisione in tal senso, dall’altra parte sulle istanze che il variegato mondo delle scuole paritarie solleva, a volte “ingenuamente”.
Come Presidenti delle associazioni di gestori di scuole paritarie, Compagnia delle Opere Educative-FOE e Fidae insieme alle associazioni delle scuole paritarie del mondo cattolico, riunite nel gruppo di lavoro Agorà delle parità, avevamo già espresso il nostro apprezzamento per l’impianto complessivo della riforma introdotta con il DL 36/2022 (c.d. PNRR 2) che delinea la riforma della formazione iniziale, dell’abilitazione all’insegnamento per la scuola secondaria e le modalità di accesso ai ruoli nella scuola statale. Tale riforma introduce finalmente una netta separazione fra titolo abilitante alla professione docente e reclutamento nei ruoli della scuola statale e ognuno potrà scegliere dove iniziare la propria carriera docente se nella scuola paritaria o nella scuola statale partecipando ai concorsi ordinari che verranno annualmente banditi, come previsto dalla Legge 76/2022.
La riforma prevede infatti che l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria sia ottenuta attraverso l’acquisizione di 60 Crediti Formativi Universitari ed un esame finale e in sede di conversione del DL si era ottenuto, a tal fine, che fossero valorizzati i 24 CFU, previsti della normativa precedente e già acquisiti da molti docenti.
Purtroppo la riforma è in attesa di un decreto attuativo da luglio 2022 e quindi è sostanzialmente inattuata, da qui anche la necessità di un concorso straordinario per 35.000 posti nella scuola statale.
Come associazioni di Agorà abbiamo sollevato il tema del periodo transitorio previsto dalla riforma che, se da una parte prevede agevolazioni e “sconti” sui crediti per il reclutamento nella scuola statale, dall’altra non prevede agevolazioni per chi insegna già da anni nelle scuole paritarie.
Pensiamo che siano questi i temi sui quali il mondo della scuola paritaria debba esprimersi con forza. L’ingiustizia non è il fatto che le carriere non siano equiparate ai fini del concorso per il ruolo nello Stato, l’ingiustizia sta nel fatto che l’ultimo percorso abilitante si è tenuto nel 2015 e che un docente di scuola paritaria, per ottenere l’abilitazione all’insegnamento abbia dovuto negli ultimi anni partecipare ai concorsi ordinari per il reclutamento nello stato al fine di ottenere un titolo idoneo. Stimiamo siano più di 15.000 i docenti della scuola secondaria non abilitati che insegnano da anni nelle scuole paritarie e, ci pare doveroso ricordarlo, molti di loro si erano iscritti ad un concorso solo abilitante previsto dal DL n. 126/2019, convertito in legge n. 159/2019 e bandito con DD n. 497/2020, integrato con DD n. 748/2020 che non è mai stato espletato.
Quindi la Sua recente dichiarazione, non è una bella notizia, e se confermata contribuirà solo a mettere ancora più in difficolta le scuole paritarie i cui docenti saranno costretti a partecipare al prossimo concorso straordinario per avere il titolo richiesto ad insegnare in queste scuole che hanno ancora troppe poche armi per competere dal punto di vita economico. Infatti la strada per una attuazione piena della parità sembra essere ancora lunga, malgrado le buone intenzioni annunciate dalla coalizione di governo in campagna elettorale.
L’innegabile possibilità per i docenti delle scuole paritarie di ambire, eventualmente, al reclutamento dello stato è sempre stata garantita dai concorsi ordinari ai quali si può partecipare, se abilitati.
La bandiera della equiparazione delle carriere dei docenti, non può essere la bandiera della scuola paritaria. Le scuole paritarie devono lottare affinché il lavoro dei propri docenti venga onorato attraverso un percorso certo per ottenere il titolo abilitante previsto dalla Legge 62/2000 e, possibilmente in modo più snello per chi vi lavora già da anni, e devono con insistenza pretendere la parità economica per le famiglie che iscrivono i figli in queste scuole facenti parte dell’unico sistema di istruzione, unica strada per poter garantire una vera libertà di scelta a tutti, anche ai docenti.
A nome di Agorà
Virginia Kaladich, Presidente Fidae
Massimiliano Tonarini, Presidente Cdo Opere Educative