E se invece di “emergenza educativa” dovessimo parlare di “emergenze”? In realtà non si tratta di un moltiplicarsi di problemi, ma di un approccio più esteso e analitico della situazione che esiste dietro queste due parole. A porsi la questione è l’annuale Rapporto sulla scuola cattolica, realizzato dal Centro studi della scuola cattolica (Cssc), giunto alla sua ventiseiesima edizione e presentato questa mattina nell’ambito della XVII Giornata pedagogica della scuola cattolica a Roma.
Se il punto di partenza rimane l’allarme che Benedetto XVI lanciò nel 2008 parlando per la prima volta espressamente di una «emergenza educativa» – spiega nella sua introduzione il vescovo Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università –«questo Rapporto del Cssc, declina quell’allarme al plurale, parlando appunto di emergenze», però «non per accentuarne il peso con la moltiplicazione dei casi ma, in un certo senso, per agevolarne la soluzione attraverso l’analisi particolare di alcune delle tante manifestazioni che compongono l’unica e multiforme emergenza di cui si parla». Insomma dall’unità alla complessità, ma per tornare poi all’unità.
È il percorso che il Rapporto del Centro studi propone anche nella sua suddivisione interna. « La prima parte del nostro lavoro – spiega Sergio Cicatelli, coordinatore scientifico del Cssc – è dedicata a delineare i tratti unitari dell’emergenza educativa, cioè esaminata in prospettiva teorica nel saggio di Adriano Fabris e in chiave storica nel contributo di Rossano Sala». E aggiunge: «La seconda parte del Rapporto passa in rassegna sette diverse emergenze educative, dando ragione del titolo al plurale. Non è e non può essere una panoramica completa, quanto meno perché la fenomenologia dell’emergenza educativa ha troppe facce per poter essere riassunta in una casistica così ridotta».
Anche in questo caso le possibili emergenze individuate vengono a loro volta raggruppate in «emergenze di sistema», «emergenze soggettive» ed «emergenze etiche». Nel primo raggruppamento il Rapporto indica, ad esempio, la rivoluzione digitale che, sottolinea Cicatelli, «ha radicalmente trasformato il nostro modo di comunicare, di apprendere e di vivere», coinvolgendo inevitabilmente anche la scuola, con una rapidità di trasformazione difficile da sostenere. Di «sistema» è anche la crisi della famiglia, «che ha subito le maggiori trasformazioni, sicuramente più della scuola».
E tra i punti di crisi per la famiglia vi è anche quello educativo e della libertà di scelta in questo campo, la cui limitazione (o assenza) «è un’emergenza che ricade su tutto il sistema educativo con effetti piuttosto gravi», come dimostra anche la fotografia che ogni anno il Cssc fa della scuola cattolica: oggi gli alunni sono 540.690 suddivisi in 7.713 istituti, di cui 5.677 dell’infanzia, 990 primarie, 504 medie e 542 secondarie. Ma, guardando all’ultimo decennio, queste cifre risultano più basse, segno di una perdita di scuole (ben 116 solo nell’ultimo anno) e iscritti (263mila in meno rispetto a tredici anni fa) degli istituti paritari proprio per l’impossibilità delle famiglie di mettere in campo una vera libertà di scelta in campo educativo.
La fragilità degli adolescenti, racconta il Rapporto proseguendo nella sua analisi, è lo specchio della fragilità degli adulti e della relazione tra le generazioni. Un’emergenza che il Centro studi inserisce tra quelle «soggettive», così come la sessualità, la definizione della propria identità in fase adolescenziale, l’esposizione alla pornografia. Ecco allora emergere il terzo raggruppamento, quello delle «emergenze etiche» legate alla relazione e alla responsabilità. Qui troviamo la proposta delle virtù, cioè «di un modo di essere che è conseguente a una presa di posizione rispetto all’esperienza». Ma è contemplata anche l’educazione alla difesa del Creato, alla fraternità sociale. «Sarebbe sbagliato, però, leggere nelle pagine di questo Rapporto l’ennesimo cahier de doléances» avverte Sergio Cicatelli, che al contempo ammette di non avere sottomano «soluzioni immediate». Ma aver cercato di individuare le varie forme in cui l’emergenza educativa si manifesta «è già un passo importante per immaginare piste di intervento».
Enrico Lenzi
Avvenire, 19 ottobre 2024
Vedi anche l’articolo di Giovanna Pasqualin Traversa per il SIR: