Si è parlato spesso del ruolo poco significativo dei docenti nella nostra società. Forse è giunto il tempo opportuno per ravvivarlo. Il COVID-19 ci costringe a raggiungere gli alunni a casa, a “fare scuola” in una modalità non elaborata prima, solo immaginata per alcune situazioni “eccellenti”. Alla prima sospensione delle attività didattiche ed educative abbiamo provveduto a mantenere il nostro ruolo di docenti attraverso varie modalità telematiche, dal registro elettronico all’utilizzo di diverse piattaforme digitali, assegnando compiti, esercizi di recupero o di consolidamento, brani da leggere e riassumere, problemi da risolvere, pagine da studiare per successive interrogazioni. A cosa risponde tutto questo?
All’esigenza di dare, aspetto connaturale al compito di docente e che non vogliamo abbandonare solo perché siamo in sospensione di attività in presenza.
Con questa domanda mi vengono tante altre considerazioni che scaturiscono dall’ esperienza. Ad esempio: la didattica, prima di essere un trasferimento di conoscenze, è un trasferimento di personalità del docente, e questo rischia di sbiadirsi molto attraverso Internet, perché viene a mancare la vicinanza, la prossimità. A distanza è difficile essere naturali. Lo studente poi non dà feedback, non ti restituisce la palla. I processi di apprendimento sono un dialogo inter-personale e anche la migliore tecnologia non riesce a riprodurre tutta la vivacità della relazione. Tuttavia le modalità con cui si gestiscono le lezioni on line sono scelte dal docente: dipendono dalla sua padronanza dei processi di apprendimento, dei contenuti e della tecnologia. Tutto questo rafforza in me la convinzione che il docente non è mai completamente sostituibile. Il suo ruolo, infatti, si esprime e si impreziosisce in questo momento imprevisto.
Iniziando un collegamento, saluta gli alunni, chiede loro come stanno; se è il primo incontro della mattinata fa un certo tipo di saluto, se invece è il terzo, attira l’attenzione e rinforza la motivazione con un’immagine, una citazione, un audio, una vignetta. La sua presenza sulla soglia dell’aula viene sostituita da qualcosa che lo rappresenti, il dialogo, pure a distanza, resta vivo e personale. È veramente interessante riflettere come alcuni gesti abitudinari siano preziosi e non vadano assolutamente dimenticati.
E’ altrettanto importante riscoprire e riflettere sull’impatto che un docente ha quando consegna un compito. In questa situazione è indispensabile che prima di verificare se tutti gli alunni hanno caricato i compiti nella piattaforma, prima di irritarsi perché qualcuno non è collegato, si accerti che la rete telematica sia funzionante, che il contesto in cui vivono gli alunni sia adeguato ad una didattica da remoto. Forse in casa non esiste più il telefono fisso, non c’è la rete wf e lo smartphone è utilizzato dal fratello, che ha la connessione con un’altra scuola, o dalla mamma che lavora a domicilio, ecc. Il ruolo docente si impreziosisce nella consegna di un compito, per esempio. Non costa nulla premettere alla consegna un’espressione che esprima una comunicazione di approccio, un incoraggiamento. Umberto Eco la chiamerebbe funzione fatica, cioè quella che aggancia, che mette in situazione come quando scrivevamo le lettere: “Carissimo amico, come stai? Ho pensato a te. Spero che tu stia bene, ecc.”.
Ecco che il ruolo docente si rafforza, acquista nuove attenzioni, anche e proprio attraverso la didattica a distanza. Allora possiamo dire, con fiducia, che questa situazione di emergenza è, in realtà, un’opportunità per verificarci, crescere in umanità e rafforzare il nostro approccio educativo.
di sr Marlisa Miotti