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Il Papa prega per gli insegnanti e gli studenti

Quest'oggi nella Messa a Santa Marta, Papa Francesco prega in modo particolare per il mondo della scuola, pensa alle difficoltà che in questo tempo di pandemia devono affrontare studenti e docenti.

"Preghiamo, oggi, per gli insegnanti che devono lavorare tanto per fare lezioni via internet e altre vie mediatiche e preghiamo anche per gli studenti che devono fare gli esami in un modo nel quale no sono abituati. Acoompagniamoli con la preghiera"

Nell’omelia, il Papa, commentando il Vangelo odierno (Gv 6,1-15) che racconta la moltiplicazione dei pani e dei pesci, invita i pastori a mettere in pratica la pastorale della vicinanza. Può essere anche per noi, impegnati nel mondo della scuola, un invito a continuare ad essere più vicini agli alunni in questo tempo di scuola a distanza.

I docenti devono proporsi come adulti che, di fronte a una sfida imprevista, si preoccupano di dare risposte adeguate, valutano le possibilità, ragionano su limiti e rischi, compiono scelte motivate, magari anche sbagliano ma sanno rimediare agli errori. Forse questa è una di quelle occasioni in cui si mette più  in gioco la competenza-docente:  la reale capacità di intercettare le esigenze degli studenti, la disponibilità a esplorare nuove forme di insegnamento, la saggezza nel riconoscere quelle più pertinenti  e di renderla visibile agli studenti. Forse è il momento non soltanto dei docenti tecnologicamente “cool” ma anche dei veri insegnanti.

Occorre, è vero,  cercare le soluzioni tecniche più valide e applicarle, ma accanto a questa preoccupazione è importante avere anche cura dei ragazzi; forse questo è l’elemento di qualità delle scuole che ora è in gioco. Tradurre il format “a distanza” della didattica in una reale “vicinanza” di attenzione e capacità di discernimento per accompagnare gli studenti in questo incerto tratto di mare che stiamo solcando.

 

 

FIDAE: audizione in commissione istruzione del Senato

Per quanto riguarda l’Esame di Stato conclusivo del Primo ciclo di studi sarebbe auspicabile avere almeno un colloquio, seppure a distanza, con lo studente, magari basato su un elaborato originale.“Perché rimandare il primo impatto con una Commissione d’Esame a quando gli studenti della terza media di oggi avranno 19 anni?”

La scuola FMA della Valle d'Itria al tempo del coronavirus

Come in tutte le istitutzioni scolasriche anche presso l'Istituto Maria Ausiliatrice di Martina Franca (TA) dal 5 marzo 2020 sembra che il tempo si sia fermato: aule vuote, corridoi silenziosi, la mattina non c’è la rituale accoglienza, i canti e la preghiera che contraddistinguono l’inizio della nostra giornata scolastica, l’abituale vocío dei nostri bimbi che riecheggia nell’aria.

VERRA’ IL TEMPO. Il presente della pandemia e il dopo, spiegati ai miei studenti

Il prof. Tarcisio Plebani, Docente di Diritto ed economia presso i  Licei dell'Istituto Maria Ausiliatrice di Lecco, in un lettera aperta agli alunni inizia col descrivere il stato d'animo in questo periodo di reclusione, separazione ed esorta nel contempo a guardare con speranza e fiducia al futuro. "Anche il coronavirus - dice il prof -  passerà, con la sua scia di sofferenze e di lutti, ma la vita “dopo” sarà tanto più vivibile ed umana quanto saremo capaci adesso di prepararla. E di vivere l’attesa preparando il dopo. Siamo obbligati all’isolamento e all’inattività, ma per non cedere alla tentazione della passività indolente, pensiamo al dopo".

Offre due modi per far fiorire di senso questa fase che sembra di vuoto:

Pensiamoci reciprocamente. Proprio in questa fase di isolamento forzato potremmo abituarci alla autosufficienza, credere che “possiamo stare benissimo da soli”. Sarebbe una trappola, per paura, per pigrizia, per orgoglio, abituarci a fare a meno, a non avere bisogno di altri. Ma come fare se si riducono le possibilità di incontrarci? Pur avendo rivalutato i mezzi tecnologici, che in questo periodo sono un modo di rompere il silenzio, la risposta non sono, se non parzialmente, i social o gli strumenti digitali. Proponendo di pensarci reciprocamente non ho in mente forme di telepatia. Facciamo in modo che le comunicazioni, tecnologiche o meno, scaturiscano da uno spazio di silenzio e distanza che si crea tra di noi, solcato, non riempito, dal pensarci reciprocamente. Così la comunicazione sarà più vera e forse più rivolta all’altro vero, non finalizzata a nutrire il nostro io. Utilizziamo questo momento disorientante per migliorare le nostre relazioni.

Pensiamo. Lo stucchevole ritornello “niente sarà più come prima” sembra una frase ad effetto per dare l’idea di avere rivelazioni importanti da fare sul futuro, ma in realtà spesso nasconde solo il vuoto di una comunicazione mass-mediatica che chiede di occupare i vuoti di pensiero. Invece occorre capire meglio questa fase, la fragilità che rivela nell’impalcatura sociale e nelle identità soggettive, quali vicoli ciechi evidenzia questa crisi e quali cambiamenti suggerisce; quali prospettive si possono aprire e quali chiudere. Con una precisazione: non credo nel determinismo, né storico né fatalistico. Sono convinto che la congiuntura storica fornisce la cornice all’interno della quale i movimenti sociali e le scelte umane possono avere maggiori o minori margini di azione: in ogni caso sono possibili esiti diversi. Spetta a noi pensare quali riteniamo più umanizzanti e quindi auspicabili. Coglierne gli indizi, intravederli, condividerli e percorrerli sono possibilità lasciate alla nostra volontà e capacità di pensare.

Dopo una chiara e dettagliata lettura dello scenario, la terza parte della lettera richiama l'attenzione su quali scelte per il “dopo”? Cosa  imparare da questa fase drammatica? Si può pure non imparare niente, restare sordi e proseguire come prima, in modo inadeguato rispetto alla situazione che nel frattempo è cambiata. Una crisi, però,  indica sempre un giudizio, non bisogna lasciarsi  ingannare da profeti apocalittici che riempiono i social quanto più si svuotano i cieli. Non è un giudizio che dall’alto cade sugli uomini. È un discernimento che gli uomini dovranno esercitare sui segni dei tempi.

Per rispondere a quali scelte per il dopo il prof delinea alcuni punti decisivi che potrete leggere nel testo completo.  

Abbiamo una grande opportunità. Far diventare il XXI il secolo della fraternità e dare compimento alle altre due parole sorelle che lasciate da sole qualche disastro nella storia l’hanno combinato. Questa pandemia ci ha mostrato che nessuno nel mondo odierno riesce a isolarsi dagli altri e tanto meno a salvarsi da solo, anzi della relazione con l’altro abbiamo radicale bisogno: non c’è vita collettiva che in una dimensione di <esilio> e di cammino”. Incamminiamoci. Perché, ripeto, la globalizzazione richiede che trasformiamo il XXI secolo nel secolo della fraternità, altrimenti ci distruggeremo da soli: non sarà il coronavirus…, 

 

 

La DaD al tempo del coronavirus

Tutti vorremmo tornare indietro, ma non si può. Per le docenti dell'Istituto "FMA Opera Buonsanti" di Cerignola FG, tra telefonate, lezioni video, online tutta la giornata un continuo pensare agli alunni, ai loro genitori, alle correzioni e al rapporto da tenere sempre attivo.

Il telefono che squilla o messaggia fino alle 23.00: è quel bambino i cui genitori lavorano e solo allora possono inviare i compiti.

Le maestre sempre attente e premurose non vedono l'ora di poter riabbracciare i loro alunni. La speranza che ANDRÀ TUTTO BENE le tiene legate. Una parola, un collegio on-line e un abbraccio virtuale con tante risate che nascondono il desiderio di potersi riabbracciare e di poter vivere insieme momenti conviviali.

Vi proponiamo il video creato dalle maestre sulle note della Canzone di Francesco Gabbani, Viceversa: un modo simpatico per esprimere sentimenti, emozioni, per dare consigli e soprattutto stare vicini agli alunni. 

Guarda il video

Ecco il testo

Tu non mi dici io non ti vedo
Il mondo è spento o non sono attento?
Una canzone cantata sul tetto
Il caos più totale
Un abbraccio virtuale
Line il microfono online
Un silenzio per un mostro, visto mai
Lontani eppure connessi
Libri aperti in equilibrio ci sentiamo quasi persi
Facili occasioni per difficili concetti
Anime purissime e tanti son gli infetti
Fragili combinazioni tra ragione ed emozione
Solitudini e condivisioni.
Ma se dovessimo spiegare
In pochissime parole
Il complesso meccanismo
Che governa la routine del nostro umore
Basterebbe solamente dire
Senza starci troppo a ragionare
Che se tu fai tutto bene quando io rimango a casa e viceversa
Che se tu fai tutto bene quando io rimango a casa e viceversa
E detto questo che cosa ci resta
La scuola è al centro della mia testa
Protagonisti e numeri uno
Innocenti son di tutto non è colpa di nessuno
Bambini che dicono “maestra,
ma questo virus ancora quanto resta?”
La mia classe, una vita normale
Ma il virus di normale non ha niente regolare
Parlano di igiene e ne fanno un tormentone
Dei ministri in testa e dottori dentro al cuore
Non c’è soluzione che non sia l’accettazione
Di lasciarsi abbandonati all’emozione.
Ma se dovessimo spiegare
In pochissime parole
Il complesso meccanismo
Che governa la routine del nostro umore
Basterebbe solamente dire
Senza starci troppo a ragionare
Che se tu fai tutto bene quando io rimango a casa e viceversa
Che se tu fai tutto bene quando io rimango a casa e viceversa
È la paura è della distanza
È tutto il mondo ora chiuso in una stanza
È l’abbondanza dentro alla mancanza
“La scuola e basta!”
È l’abitudine nella sorpresa
È una vittoria poco prima dell’arresa
È solamente tutto quello che ci manca
E che cerchiamo per poterti dire
Che viviamo.
Ma se dovessimo spiegare
In pochissime parole
Il complesso meccanismo
Che governa la routine del nostro umore
Basterebbe solamente dire
Senza starci troppo a ragionare
Che se tu fai tutto bene quando io rimango a casa e viceversa
Che se tu fai tutto bene quando io rimango a casa e viceversa